Moda digitale: dalle piattaforme interattive agli atelier senza camerini. Ecco come il fashion sta cambiando
Moda Digitale: la nuova frontiera del fashion è sempre più personalizzata e digitalizzata. Ecco le ultime novità tra prospettive future e case study
Confesso che mi ha sempre appassionato il connubio fashion/hi-tech e che quella che ormai viene definita “moda digitale” o “moda 4.0”, non fa che confermarmi ogni giorno di più quanto questo sia un settore interessante da studiare, nonchè una delle frontiere che più ci avvicina al reale futuro della moda.
Se da una parte, infatti, si sta recuperando il lato più umano del settore, quello legato al saper fare artigianale, alla maestrìa di designer e creatori di moda che sempre più stanno rivalutando il fatto a mano e la cura personalizzata dei dettagli, dall’altra c’è un’attenzione sempre maggiore sulle nuove aspettative del settore in ambito tecnologico e, appunto, digitale.
Da una parte dunque abbiamo una netta e preponderante rivalutazione dell’handmade, dell’unicità dei prodotti moda e del loro essere realizzati in modo etico e sostenibile; dall’altra il mondo dei social, le nuove rivoluzioni in campo tessile e le nuove frontiere del digital applicato alla moda, stanno dando vita ad un nuovo modo di intendere il settore del fashion, sempre più personalizzato, specifico e realizzato ad hoc sui bisogni più profondi dei consumatori.
Unire moda e tecnologia, infatti, non significa affatto spersonalizzare il settore, ma anzi venire incontro ogni giorno di più alle esigenze dei consumatori, sempre più attenti, consapevoli ed esigenti.
Ma quanto e in che modo stiamo viaggiando verso una nuova concezione della moda? Vediamolo insieme.
Moda digitale: la rivoluzione delle PMI fashion e il caso e-Pitti
Una volta si pensava che solo le grandi multinazionali del lusso o i grandi brand ampiamente affermati sul mercato, con giri di introiti milionari, potessero permettersi un approccio decisamente sperimentatore al magico mix tra moda, digital e hi-tech.
Oggi invece, la vera rivoluzione del fashion è sotto ai nostri occhi e la stiamo vivendo giorno per giorno.
“La novità degli ultimi mesi è che se prima solo i grandi gruppi potevano scommettere sulla tecnologia, adesso anche le Pmi che sono il tessuto più consistente del fashion italiano, possono abbracciare nuove soluzioni digitali che consentono di essere più competitivi, più veloci sui mercati. Non solo, bisogna anche considerare l’impatto della tecnologia sui processi produttivi, di creazione dei capi, dalle cuciture ai tagli. Innovazioni che non necessariamente fanno risparmiare tempo ma di certo aggiungono nuove funzionalità ai capi”.
A parlare è Claudio Marenzi, responsabile di Pitti Immagine che ha già sperimentato molto nel settore dando vita anche a e-Pitti e organizzando lo scorso anno il Decoded Fashion Milano dedicato proprio all’incontro tra industria della moda e start-up del mondo hi-tech.
Per chi non lo sapesse, e-Pitti è il progetto digitale di Pitti, una piattaforma dedicata agli operatori del settore moda che, per 9 settimane dalla chiusura del salone, ospita collezioni, prodotti e trend. L’ultima edizione ha portato online oltre 910 marchi rappresentati in più di 26.000 immagini e video, rendendo di fatto accessibile a tutti, grazie al digitale, uno degli eventi più importanti per la moda nostrana.
Il Decoded Fashion invece, che tornerà anche quest’anno e che è stato organizzato proprio da e-Pitti in collaborazione con Stylus, ha portato in scena al Talent Garden di Milano l’aspetto più disruptive dell’unione tra moda e hi-tech.
In particolare, durante l’edizione 2017, sono stati affrontati temi davvero interessanti: si è parlato di come utilizzare le nuove tecnologie per rendere la moda sempre più sostenibile; di come rendere sempre più interattiva l’esperienza dei fruitori dei siti moda e di come trasformare la branding tradition.
Dunque sembra proprio che ci sia un interesse sempre più crescente, non solo da parte dei grandi brand del lusso, bensì da parte della stessa filiera produttiva costituita da piccole aziende e pmi del settore, a rivoluzionare il settore in ottica di una maggiore competitività in ambito nazionale ed internazionale.
D’altronde ormai è da un po’ che la moda ha abbracciato il mondo digitale inglobandolo al suo interno: basti pensare all’enorme sviluppo degli e-commerce, alle strategie digitali di brand come Gucci – considerata una delle Maison storiche che meglio riesce ad utilizzare il mezzo digitale per accrescere la propria brand identity – fino alla presenza online dei marchi del settore fashion, dai più grandi ai più piccoli.
Questione di Social? Non solo.
Uno degli aspetti che si sta maggiormente studiando e sul quale in molti hanno messo già le mani sperimentando con progetti di vario tipo, è proprio il mondo dei siti di moda, sempre più interattivi e personalizzabili da parte degli utenti.
Vediamo insieme alcuni casi.
Moda Digitale: Awaytomars & co – ecco come stanno cambiando le piattaforme fashion
Se siete tra coloro che guardano ancora con scetticismo alla rivoluzione digitale in atto nel campo della moda e pensate che il futuro del fashion sarà un ritorno alle origini, rimarrete sconcertati dai cambiamenti messi in atto da piattaforme come Awaytomars che hanno dato vita a vere e proprie platform di co-creazione e scambio interattivo.
Awaytomars in particolare, il cui motto è “Power to the People”, è stata una delle grandi sorprese degli ultimi tempi: Alfredo Orobio, fondatore e ceo di di questa piattaforma online di co-creazione e co-design dei capi, ha spiegato così in breve il progetto:
In base alle interazioni ricevute, la piattaforma mette in produzione una selezione di modelli e si incarica di distribuirli via e-commerce. Da quest’anno anche con un negozio brick & mortar a Londra.
Il brand brasiliano dunque non ha fatto altro che cavalcare l’onda del cambiamento dando vita ad una piattaforma fashion e democratica, dove sono gli utenti a suggerire le idee da far elaborare ai designer presenti su Awaytomars che, successivamente, daranno vita alla collezione. Per metterla in produzione però andrà votata sempre dagli utenti che potranno così acquistare ciò chpiù rispecchia i loro gusti.
Awaytomars è solo una delle diverse piattaforme ormai in circolazione che seguono questa filosofia del “su misura digitale” per dirla in breve.
Un altro esempio eccellente di “esperienza di moda digitale pianificata” è quella proposta da Luxferity: questo sito permette di informarsi con il negozio nel quale si vuole fare shopping, informandosi sui capi in vendita e facendo il pre-order online. A quel punto basterà recarsi in boutique per l’acquisto finale: una vera e propria esperienza di lusso pianificata che permette all’utente di scegliere e informarsi con calma prima di recarsi in atelier, rendendo così la sua esperienza d’acquisto sicura e a prova di perdita di tempo.
C’è poi chi, come Zara, ha addirittura pensato di far sparire casse e camerini.
Moda digitale: da Zara il primo store zero stress
L’altro giorno, mentre scorrevo la home di facebook, mi è capitato sotto gli occhi questo interessante articolo di Rudy Bandiera dal titolo: “Zara apre un negozio SENZA casse né camerini: che sia il futuro del retail locale?”
Rudy spiega così il “bizzarro” esperimento del noto brand spagnolo a Londra:
“I capi non si possono comprare (tradizionalmente) ma si ordinano attraverso i device in dotazione allo staff e si pagano SOLO in formato elettronico da POS.
Per ovviare all’assenza di camerini invece, gli specchi sono dotati di monitor e tecnologia RFID: avvicinando i vestiti il sistema ci spiega gli eventuali abbinamenti, i dettagli dei capi, le disponibilità o il prezzo.
Altre curiosità di rilievo, il “negozio” NON avrà finestre convenzionali ma schermi interattivi e vi sarà una zona di ritiro merce automatizzata, tramite QR code e con un magazzino del tutto robotizzato.”
Dunque Zara starebbe testando questa nuova modalità di shopping che potremmo definire non solo nuovissima nel suo genere, ma anche abbastanza low stress: pensateci un attimo.
Zero casse (niente fila), zero commesse che vi nugolano attorno cercando di convincerci a comprare questo e quello; zero scene da panico nei camerini “Oddio come sono ingrassata, quanto sono bianca”. Io direi zero stress.
Alla fine l’esperienza di shopping fisico c’è, ma viene meno tutta la parte più stressante del processo d’acquisto in favore di una scelta più personalizzata e consapevole (specchi con monitor e tecnologia RFID).
Che sia davvero questo il futuro del retail?
Moda digitale: in conclusione
La moda dunque è sempre più digitale: se prima il cambiamento era avvertibile solo in alcuni campi, come quello tessile o produttivo, oppure online con siti web, e-commerce e social dedicati, ora la rivoluzione in atto non è più solo digitale, ma anche esperienziale e avanguardista.
Paradossalmente il divario che si era in alcuni casi creato tra potenziale compratore e brand, con la riluttanza di alcuni ad acquistare online, si sta lentamente risanando perché la moda non solo è più soltanto digitale online, ma sta diventando sempre più digitale anche offline.
D’altra parte le nuove generazioni, dai Millenials alla Generazione Z, sono sempre più abituate a questo modo di vivere la moda e sempre meno spaventate dal cambiamento: oggi sono loro i potenziali acquirenti futuri di aziende fashion e brand, per cui è chiaro che l’interesse primario di start up & co sia proprio quella di intercettare i loro gusti in maniera sempre più personalizzata e precisa.
Addirittura c’è chi parla di Data applicati alla moda per rendere ancora più personalizzata l’esperienza d’acquisto mentre la virtual reality applicata al fashion potrebbe attirare soprattutto chi vuole risparmiare tempo nella fase di scelta e acquisto fisico.
E chi teme che tutto questo digitale possa rendere le sfilate vere e proprie qualcosa di sempre meno appetibile, può stare tranquillo perché il fascino dell’evento “fisico” non verrà mai meno.
Le nuove frontiere della moda sono sempre più interessanti e sempre più vicine: la tecnologia sarà sempre più presente e molti processi produttivi saranno sempre più efficenti grazie all’intelligenza artificiale.
La figura dell’artigiano però, tranquilli, non andrà mai in pensione perché la moda – nonostante tutto – continuerà sempre a nascere da un’anima creativa che nessun elemento digital potrà mai sostituire.
(PS. Se volete lavorare nella moda nell’era digitale, eccovi un interessante articolo sulle PROFESSIONI MODA PIU’ RICHIESTE).